Gli ecosistemi

La Capitozzatura

la potatura drastica

di Antìgene

Per capitozzatura si intende il taglio della parte superiore dei grossi rami portanti. L’albero perde la chioma, cioè la sua parte foto-sintetica principale. Viene compromesso l’equilibrio fisiologico tra radici e foglie. La capitozzatura è vietata o sconsigliata da molte linee guida nazionali e internazionali (FAO, ISPRA, Arbor Day Foundation, ISA). In Italia, è spesso praticata nonostante i regolamenti del verde urbano la scoraggino o la proibiscano in molte città. E’ una tecnica di potatura drastica che non risparmia la struttura naturale della pianta. Conviene sul breve periodo perchè servono meno competenze tecniche e consente nelle gare pubblice offerte aggressive. Ma i costi nascosti esplodono nel tempo: gli alberi capitozzati crescono in modo disordinato e richiedono potature correttive ogni 1-2 anni. I rami sono meno stabili e aumentano i rischi legali e assicurativi. Si ammalano, si indeboliscono e vanno abbattuti precocemente. Mentre nell’immediato l’albero privato delle foglie, non riesce più a produrre energia (fotosintesi). Reagisce emettendo getti deboli e disordinati (polloni), che sono mal attaccati e molto fragili. E’ uno stress forte che compromette la vitalità a lungo termine e porta in molti casi alla morte precoce. Le alternative rispettando la struttura dell’albero sono le potature leggere e selettive e i monitoraggi periodici per valutare eventuali problemi strutturali.

A Bologna, la capitozzatura è effettivamente praticata, seppur denunciata da comitati locali e ambientalisti. Anche se le normative locali promuovono potature leggere, periodiche nel rispetto del ciclo vegetativo della pianta, preferibilmente in dormienza le capitozzature sono sempre più frequenti e visibili in città. Nel marzo 2023, il Comitato Tutela Alberi di Bologna ha denunciato che alcuni alberi sono stati sottoposti a capitozzatura in via Bondi. L’intervento ha provocato grave esposizione a funghi e patologie, compromettendo la vitalità delle piante, che in alcuni casi sono state successivamente abbattute. Il tema delle potature in città è diventato motivo di tensioni sociali: interventi preventivi hanno scatenato reazioni forti da cittadini o ambientalisti, in parte dovute a poca trasparenza o una comunicazione inefficace sugli interventi. Il ruolo delle cooperative e delle società di gestione del verde pubblico non è sempre convincente.

In numerosi contesti urbani, la pratica della capitozzatura massiva, potrebbe essere un pre-requisito per “liberare” spazi, abbattere vincoli paesaggistici o aumentare la permeabilità alla trasformazione urbanistica, aprire la strada alla colonizzazione edilizia degli spazi pubblici.

Intervista a Davide Celli

Davide Celli (Bologna, 18 gennaio 1967), è un attore, fumettista e politico italiano. Scoperto da Roberto Faenza, esordisce giovanissimo al cinema e diventa noto con film come Una gita scolastica (1983) e Festa di laurea (1985) diretti dai fratelli Avati,è impegnato da anni nei movimenti ecologisti, ha aderito ai Verdi, è stato consigliere comunale a Bologna (2004-2009) e nel 2021 si è candidato alle elezioni comunali nella lista Europa Verde.

Perché la capitozzatura?
Qualsiasi giardiniere alle prime armi sa che capitozzare un albero significa condannarlo a morte. Girando per le città assisti a un vero martirio arboreo: gli alberi vengono sistematicamente capitozzati. I cittadini protestano, accusando l’amministrazione di imperizia, ma secondo me la questione è un’altra. L’idea che mi sono fatto è che questa pratica non sia frutto di incompetenza, ma sia una scelta deliberata: un albero capitozzato deperisce, si indebolisce, fino a seccarsi del tutto. A quel punto “giustamente” viene abbattuto e il legno finisce nelle centrali a biomassa o trasformato in cippato.
Quale può essere la causa di tutto questo?
Non compriamo più il gas dalla Russia, quindi quando si è deciso che l’Europa sarebbe entrata in guerra con Putin, di fatto si è cercato un sostituto del gas e lo si è trovato nel legno, negli alberi delle nostre città che nella maggior parte dei casi sono molto grandi e quindi rappresentano una buona fonte di energia.È triste, ma oggi l’albero non è più un albero, oggi l’albero è un combustibile,che capitozzare un albero significa ucciderlo, quindi l’idea che mi sono fatto è che gli alberi vengono capitozzati volutamente perché così incominciano a deperire, fino a quando non si seccano definitivamente, allora a quel punto devono essere tagliati e si produce un grande quantitativo di legno che poi va a finire dentro le centrali a biomassa o addirittura diventa cippato.
Quindi c’è un problema di disinformazione?
La disinformazione sulle politiche ambientali locali è strutturale. Ad esempio una delle più clamorose qui a Bologna è che gli alberi in vaso mitigherebbero il clima mentre in realtà sono inutili per gli ecosistemi, eppure vengono presentati come soluzioni “verdi”. Anche la desigillazione del suolo è strumentalizzata: un terreno cementificato impiega millenni per tornare fertile, quindi tagliare alberi altrove è una follia. Spostare alberi adulti è quasi impossibile: richiede anni, non si fa in piena estate e molte piante muoiono subito. La stessa superficialità emerge nelle affermazioni sullo spostamento di zone umide e biodiversità, idee scientificamente assurde. Si critica il silenzio accademico per opportunismo e si evidenzia come gli interessi economici prevalgano sulla tutela ambientale. Servono competenze di base e scelte radicali, non greenwashing.
E rispetto alla desigillazione del suolo?
Anche qui c’è una totale disinformazione, non mi si venga a dire che il suolo recupera la sua funzione originale che è quella di catturare la CO2. Prima di tornare ad essere l’equivalente di un suolo vergine impiega 25 anni, 30 anni, un suolo che è stato cementificato,ricoperto di catrame, di bitume impiega 1500 anni, per cui questi ragionamenti che sento fare per cui si taglia un bosco da una parte perché tanto si desigilla da un’altra sono delle enormi stupidaggini.