Michele Apicella
Figlio di un operaio comunista e di una casalinga apartitica, lavora come molti. Emigrante di seconda generazione, è venuto al mondo nei giorni del rapimento Moro. Da lì è stato tutto in salita. Ritiene che il cinema sia morto, assieme a Dio e a Marx. Cucina discretamente, legge molto, ha una cartella sul Desktop dove annota prove a carico del futuro destinatario del suo rancore, documentandolo. Alle elementari sul suo astuccio dei Peanuts c'era scritto "Adoro l'umanità, sono le persone che non sopporto", ma si trattava solo di una posa. Nel tempo libero non fa nulla, sennò non sarebbe libero del tutto, e lui alle parole ci tiene molto.
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