La città

Bologna 2026: un altro bilancio verso la città dei ricchi

Il bilancio comunale passa in consiglio tra avanzi permanenti, aumenti delle tariffe e scelte che favoriscono dividendi e partecipate.

“Allora parliamo del bilancio comunale”, dopo questa frase di solito gli sbadigli segnano l’interesse del pubblico che si appresta al pisolino.

Eppure è meglio tenere gli occhi aperti quando si parla dei conti e della programmazione economica dell’ente che governa la nostra città, perché ciò che avverrà nei prossimi 12 mesi è in gran parte contenuto proprio in questi documenti.

La discussione sta passando nei consigli di quartiere, per poi approdare in Consiglio Comunale nelle prossime settimane per l’approvazione definitiva.

Ma cosa c’è dentro a bilancio, Documento Unico di Programmazione e allegati vari?

Innanzitutto bisogna rilevare che siamo di fronte a un bilancio in piena continuità con le scelte di Lepore e della sua giunta degli ultimi anni. Questo già di per sé, dal nostro punto di vista, non è buona cosa, aggravata dal fatto che vengono completamente ignorati alcuni elementi nuovi degli ultimi mesi.

In primo luogo la protesta dei dipendenti comunali. Per la prima volta tutti i sindacati (proprio tutti: dai confederali a quelli di base) hanno scioperato insieme per chiedere l’aumento del fondo per il salario accessorio. Per capire meglio: il contratto nazionale dei dipendenti degli enti locali è il peggiore dal punto di vista economico di tutto il pubblico impiego, il salario accessorio – produttività, responsabilità, indennità varie, ecc – assumono quindi un’importanza notevole per integrare stipendi che mediamente si aggirano sui 1.500 euro mensili.

Ma il sindaco ha detto no, “non si può fare, accontentavi di quel che vi viene dato”. C’è poi la questione delle assunzioni: poche, tardive e insufficienti.

Certo il governo nazionale taglia le risorse per Comuni e Regioni – come ogni governo di ogni colore ha sempre fatto – ma spazi per qualche manovra ci sono, altrimenti, se ci sono solo scelte obbligate, basta mettere il pilota automatico, senza bisogno di pagare uno stipendio a Sindaco e Assessori.

Il Comune di Bologna ha strutturalmente, ogni anno, un avanzo tra i 30 e i 40 milioni, non poco, a fronte un bilancio complessivo entrate/uscite di un miliardo e mezzo di euro. Ci si potrebbero fare tante cose, ma l’assessora al bilancio Li Calzi ci ha spiegato che l’avanzo serve per coprire l’inflazione! Strano, perché l’avanzo di bilancio non è un accantonamento, dovrebbe derivare da imprevisti, mentre l’inflazione bisognerebbe trovarla all’interno delle voci di spesa, non esistendo uscite al netto o lordo dell’inflazione. Ma si vede che il Pd è talmente avanti che è passato alla finanza creativa 2.0.

C’è poi il capitolo Hera, che ha chiuso il bilancio 2024 con oltre 500 milioni di utile, mentre i primi tre trimestri del 2025 hanno fatto registrare un aumento del 10%. La multiutility è una SpA partecipata dal Comune di Bologna e da tanti altri enti locali, avevamo quindi chiesto, noi consiglieri di Sinistra Unita per Bologna insieme ad altri consiglieri dei comuni della provincia, un’intervento sul consiglio di amministrazione per ridurre i costi dei servizi forniti da Hera. Questa operazione avrebbe da un lato aiutato le famiglie, riducendo il costo delle “bollette”, dall’altro permesso un risparmio al Comune. Ovviamente nessuna risposta positiva è venuta da Pd e alleati ornamentali al seguito, la priorità è garantire utili e dividendi per gli azionisti.

Stessa richiesta avevamo avanzato per un’azione nei confronti di Tper, altra partecipata dal comune di Bologna, che nel 2023 ha avuto un utile di 3 milioni e nel 2024 di 9 milioni, per un totale di 12 milioni nel biennio. A fronte di queste cifre è chiaramente ingiustificato l’aumento del marzo 2025 a 2,5 euro per il biglietto semplice e di tutti gli altri titoli di viaggio: dal classico Citypass a 19 euro all’abbonamento annuale studenti arrivato a 230 euro. Stessa risposta da parte della maggioranza di governo della città: va bene così.

I principali interventi che si potevano fare per contrastare il carovita (aumento, per quanto di competenza, del salario dei 4.000 dipendenti comunali, riduzione delle “bollette” e del costo del trasporto pubblico) sono stati scartati dall’amministrazione Lepore.

Viene invece rilanciato il bilanciato partecipativo – 3 milioni di euro nell’ultima edizione, ben 500mila euro a quartiere -, vera e propria arma di propaganda dell’Amministrazione. Innanzitutto non si tratta di un vero bilancio partecipativo, non si discutono entrate e uscite, ma nei fatti si tratta di un concorso, in cui i vincitori si prendono tutto. Più interessante sarebbe far confrontare i quartieri con le realtà associative, sportive, ecc. dei territori, per darsi un elenco di priorità su cui intervenire.

Resta ovviamente a bilancio il milioncino abbondante di finanziamento per le scuole private, malgrado un referendum di una decina di anni fa ne chiedesse la sospensione, ma a Bologna la partecipazione è accettata sono quando fa comodo al Principe, altrimenti viene derubrica a fastidioso rumore di sottofondo.

Negli investimenti restano sempre bloccati – da anni – 40 milioni di euro dedicati alla ristrutturazione dello stadio Dall’Ara, che è di proprietà comunale con il Bologna Fc gestore unico. Ora ogni progetto reale è in alto mare. Da un lato il gestore non vuole investire più di quanto preventivato quasi un decennio fa per i lavori; dall’altro in assenza di un cospicuo, quanto improbabile al momento, finanziamento statale, la ristrutturazione progettata è impossibile, tranne riducendo di molto gli interventi previsti. Sarebbe il caso di fare chiarezza sul futuro del principale impianto sportivo cittadino, per rispetto di tutti e tutte le bolognesi. Con 40 milioni di euro per investimenti è possibile immaginare tante belle cose.

Guardando attraverso l’importante passaggio istituzionale dell’approvazione del bilancio comunale 2026 è chiaro che Lepore, Pd e affiliati continuano a marciare verso una città che non tutti potranno permettersi. Cambiare direzione si può ancora, oltre la rassegnazione e le illusioni, pensando una città ben diversa da quella fatta di speculazioni e dividendi.