LUMEN DEBUNKING

LAUDANI SU Resto Del Carlino 23/08/25

di Hansy Lumen

1. Titolo e framing iniziale«L’ira dell’assessore Laudani: “Abbiamo perso un’occasione per colpa dei soliti contestatori”»

Operazione retorica:Si apre con il tono emotivo (“ira”) per dare un frame conflittuale, posizionando l’assessore come parte lesa.

Colpevolizzazione diretta (“colpa dei soliti contestatori”) → crea il nemico interno, le “solite facce”, delegittimandole come minoranza rumorosa e pretestuosa.

Implicazione nascosta: Non si discute il merito del progetto, ma si presenta la perdita come inevitabile responsabilità dei contestatori. Si evita di nominare il potere asimmetrico tra cittadinanza e colosso privato (Johns Hopkins).

2. Strategia dell’assessore

«Obiezioni politiche portate avanti da persone che non sono né residenti né fruitori del giardino» Doppia delegittimazione: Sul piano sociale: “non sono residenti” → non legittimati a parlare (escludendo il principio di cittadinanza e di interesse pubblico per lo spazio urbano).Sul piano politico: “obiezioni politiche” → come se la politica fosse contaminazione indebita, quando invece l’intervento stesso è politico (patto con un’università privata). Omissione chiave: Non si chiarisce quali obiezioni: erano forse legate a governance, trasparenza, rischi di privatizzazione dello spazio? L’articolo non le riporta → narrazione monodirezionale.

3. Normalizzazione della privatizzazione

«Era un’opportunità: una donazione di Johns Hopkins, come spesso accade in città»

Frame dell’opportunità: Presenta come dono ciò che è un’operazione di marketing territoriale e di potere simbolico (branding di un soggetto privato su spazio pubblico).

Effetto di assuefazione: “Come spesso accade in città” → normalizza il fatto che la gestione del verde venga affidata a privati, scavalcando processi partecipativi reali.

4. Discorso sul consenso

«All’assemblea pubblica c’erano pochi residenti» Uso selettivo della partecipazione: Si invoca la scarsità di presenze come prova di disinteresse → ma le assemblee pubbliche sono spesso organizzate in modo poco accessibile, con scarsa comunicazione, e tempi stretti. Non si dice se i residenti fossero informati né come sia stato strutturato il processo di co-decisione.

Paradosso: Se la partecipazione è minima, perché affidare la trasformazione a un soggetto privato senza dibattito pubblico vero?.

5. Narrativa del “peccato” e del “si farà dopo”

«Faremo tesoro delle esigenze, ma al momento non ci sarà nessun intervento. Un vero peccato»

Tecnica del rinvio: Si crea un senso di perdita irreversibile per colpe esterne, quando in realtà il Comune non aveva programmato nulla (“non c’era un intervento previsto”) → contraddizione evidente.

Colpevolizzazione preventiva: Implicitamente: se in futuro non ci sarà cura del giardino, sarà colpa dei contestatori, non della mancanza di risorse pubbliche.

6. Questioni rimosse

Trasparenza: Nessuna informazione sul contenuto del patto di collaborazione con Johns Hopkins (vincoli? logo dell’università? uso dello spazio? durata?).

Rapporto pubblico-privato: Non viene problematizzata la logica di governance privatistica nel verde pubblico.

Alternative pubbliche: Non si parla di un piano comunale per la manutenzione strutturale, né di bilancio partecipativo.

Sintesi della manipolazione comunicativa

Il pezzo costruisce una narrazione binaria: Comune e donatore buoni vs. contestatori ideologici cattivi. Rimuove il tema strutturale: perché un’istituzione pubblica dipende da un privato per riqualificare spazi comuni?.

Applica tecniche di framing classiche:

Colpe esterne → “soliti contestatori”.

Opportunità sprecata → drammatizzazione emotiva.

Neutralizzazione del conflitto politico → ridotto a capriccio ideologico.