Lumen Racconti: Bologna l’arancione!
Era una mattina qualsiasi a Bologna, o almeno così credeva la gente.
In una notte sola, i cantieri avevano eretto un muro di transenne arancione catarifrangente che divideva la città in “Bologna Sinistra” e “Bologna Destra”. Matthew con un comunicato trionfale, spiegava che era “una situazione temporanea per velocizzare i lavori”. Tuttavia anche per lui il confine tra destra e sinistra era diventato talmente labile che non capiva più da che parte stare. Gli attraversamenti erano regolati da badge e parole d’ordine. Per entrare a Bologna Destra bisognava dire cose tipo “Boia chi molla!” mentre per Bologna Sinistra serviva esibire il badge del sindaco Dozza. Chi sbagliava veniva costretto a fare il giro largo passando per Imola. Ad esempio la signora Carla, antifa militante con il fruttivendolo di fiducia a due isolati di distanza, rifiutava di dire lo slogan e ogni mattina, per comprare due mele e un finocchio, faceva il giro passando per Verona. Le sue verdure, dopo quattro ore di viaggio, arrivavano già fermentate e i reel dei suoi viaggi spopolavano su Insta. Mentre parte della cittadinanza interpretò lo slogan “Boia che molla” come un invito a contenere la flattulenza e nella città di destra le persone si muovevano con una compostezza innaturale. Perfino i piccioni non sapevano se sbattere le ali a pugno chiuso o a braccio teso e alla fine estenuati dalla confusione migrarono anche loro a Ferrara insieme ai pochi studenti universitari rimasti.
I negozianti antifa della Bolognina fondarono un micro-stato indipendente: “Repubblica Transennata della Bolognina”. Stampavano una moneta propria i “Dòzzari” con sopra il volto del vecchio sindaco in giubbotto catarifrangente che reggeva un cono stradale. Il passaporto della Repubblica era una tessera Fedeltà Coop con la scritta “Sovranità Popolare Temporanea”. Il comune per superare le divisioni organizzò il “Cantiere Pride” con escavatori e ruspe ma non ebbe molto successo. Gli autobus, confusi, non seguivano più i percorsi. Alcuni presero coscienza di classe e si rifiutavano di uscire dal deposito, organizzando scioperi della mobilità passiva dove venivano esposti cartelli con la scritta “Creare organizzare contropotere gli autobus Tper odiano il cantiere!”. C’era il 27B che faceva il percorso al contrario e il 19 che portava i passeggeri direttamente a San Luca “per pentimento ideologico”. Nacque così un mercato parallelo di badge falsi e in Piazza VIII Agosto si potevano comprare i permessi “piddì”, validi sia per Destra che per Sinistra. La Guardia Transennale del comune non sapeva più cosa controllare e si mise a chiedere il segno zodiacale. Ma quando finalmente nel giugno 2026 i cantieri terminarono nessuno voleva più rimuovere le transenne. Il Comune scoprì che era diventato un’attrazione turistica. Mattia lanciò i “Weekend di confusione ideologica” che andarono sold-out. Con workshop tipo “Impara a dire slogan di entrambe le parti senza inciampare” e banchetti gastronomici che servivano i tortellini nei coni stradali. E così Bologna scoprì che la distinzione destra/sinistra era più comoda quando tracciata dalle transenne. Alla fine la città non era più la città rossa, ma l’arancione.
Nessuno ricordava più da che parte del muro fosse nato, ma quasi tutti avevano imparato a dire lo slogan giusto al momento giusto. Tranne Hansy!