Se questo è un bambino…

di Hansy Lumen

Mi avete chiesto di definire “bambino”.
Ma forse non mi vedete più, perché avete dimenticato cosa significa esserlo.
Io sono qui, in piedi su una terra che trema come un cuore spaventato.
Il mio nome non conta: mi chiamo Samir, mi chiamo Leila, mi chiamo come tutti quelli che non riuscite a pronunciare.
Sono una mano che trema cercando sua madre nel mare delle voci.
Non mi troverete nei vostri telegiornali o nelle notifiche perchè non mi chiamo “topic”, “notizia”, o “cifra nel conteggio”.
Ma lo stesso ho imparato a usare la terra come colore, la polvere delle macerie per le nuvole, il sangue per i papaveri e i muri sbriciolati per per il sole.
E ogni notte, quando il campo s’addormenta, la mia farfalla invisibile vola oltre i muri, attraversa il filo spinato, scavalca le frontiere. Arriva alle vostre case, sfiora le vostre finestre e vi sussurra:
“Questo è un bambino.”
Bambino non è una definizione è una risata che non dovrebbe avere paura del cielo.